MARIA ANGELA PUPILLO L'Obiettivo
Antonio Sottile, l'eclettismo di un artista Dalle note di un pianoforte alla regia di "Canto di Maggio"
"E' un tributo d'amore al suo paese", ha concluso la presentatrice Anna Maria Guzzio la sera del 27 Aprile, quando gli abitanti di Isnello e tanta gente del circondario si sono assiepati nella chiesa madre per assistere ad un evento importante e sicuramente corale: la proiezione di Canto di Maggio, il cui regista è Antonio Sottile. Di lui si è occupato più volte il nostro giornale. E' docente di pianoforte al Conservatorio, compositore, concertista. Ed anche se vive a Palermo, l'abbraccio tra lui e Isnello è sempre forte. La serata isnellese ha visto la partecipazione dei vertici dell'Arma dei Carabinieri, e poi il Presidente e il Direttore del Conservatorio di Palermo, i direttori del Giornale di Sicilia e dei due periodici stampati a Castelbuono, il Vescovo di Cefalù. L'opera, centrata sulla festa religiosa del Primo Maggio e sulla riproposizione della Frottola, da parte della Fanfara dei Carabinieri della Regione Sicilia e delle Voci Bianche avvenuta nel 2000, si avvale delle riprese del castelbuonese Vincenzo Di Stefano, di frammenti video amatoriali e di registrazioni digitali in audio redatte in massima parte dagli allievi e dai musicisti del Conservatorio di Palermo. Costituita da 18 episodi, ognuno col suo titolo (Attesa, Entrata in festa, Santa Jurnata, etc ), si snoda in un costrutto narrativo per immagini legate agli spartiti musicali, con pochissimi interventi in voce. Una di esse è del famoso attore Michele Placido. Il sentimento di appartenenza, il sentore radicato nella propria radice: questo è quanto regala allo spettatore Antonio Sottile nei panni del regista. Lo fa col linguaggio che gli è fortemente congeniale, quello della musica. Essa diventa una sorte di collante, il filo invisibile che annoda più generazioni di persone in un afflato solo, valicando i confini del tempo. Vecchi e bambini si vedono protesi, fisicamente e mentalmente, verso ciò che ha da venire e poi si svolge. E' la festa, con tutti i suoi preparativi, i suoi riti, la sua frenesia, il suo contesto naturale. In una cornice che è il tessuto urbano del paese, ognuno entra inconsapevolmente come il tassello di un mosaico la cui bellezza si legge nel "tutto". Nel tempo di una giornata risulta racchiuso il tempo di una comunità intera, con i suoi anni e i suoi ruoli. Il prete, il sindaco, i musicisti, i carabinieri, i chierichetti, gli altri fanciulli, le donne, gli uomini, il "personaggio" del paese. Passato e presente sono lì entrambi, inscindibili, nella cornice di una festa popolare in cui natura, arte, riti e gesti non sono altro che le parole della storia di un luogo. Il suo racconto come puro atto d'amore.
MARIA ANGELA PUPILLO, giornalista del quindicinale L'Obiettivo
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